In effetti, a pensarci, il primo l'ho comprato in edicola, a quindici anni, giovandomi anche del vantaggio di vivere allora in un paese senza librerie. C'era questa copia dell'Ulisse di Joyce - Oscar Mondadori, dorso rosso, privo dell'apposita guida alla lettura che costituiva volumetto a parte - che costava sedicimila lire e l'ho presa perché mi incuriosiva il fatto che fosse tutto senza punteggiatura. Poi, leggendolo, è emerso che non era tutto senza punteggiatura ma anche che la punteggiatura era il meno: tante erano le meraviglie che conteneva che ho preso la decisione che ogni volta che me ne fosse schioppata davanti un'edizione diversa l'avrei comprata. E così sono seguiti la prima edizione italiana del 1960, poi il Meridiano, poi una strana versione non autorizzata pubblicata da una sedicente Shakespeare & Company editrice fiorentina, e naturalmente un'edizione inglese, poi l'edizione inglese anastatica della prima edizione del 1922, e la traduzione francese di Valéry Larbaud, e ovviamente ora che i diritti d'autore sono scaduti le nuove traduzioni italiane Einaudi e Newton Compton. Un amico mi ha regalato i tre volumi dell'edizione filologica curata da Gabler; se volete rendermi felice, soprattutto se non siete donne, adesso sapete come comportarvi. Detto questo, non dimentico che il primo l'ho comprato in edicola; ma solo anni e anni dopo mi sono accorto che il protagonista dell'Ulisse ha una libreria che trabocca di libri popolari, quasi dozzinali, più da edicola che da libreria. Allora ho capito che il romanzo di Joyce, che per decenni ha scatenato le glosse interpretative dei professori fino a rinchiudersi nell'accademia con fama d'incomprensibilità, invece va letto per quello che è: un romanzo popolare, che debba costare poco, che possa essere da tutti, che si trovi nelle edicole, altrimenti non si capisce niente. Se avessi quindici anni oggi potrei comprarlo a tre euro e novanta: la metà di quanto costava vent'anni fa: mentre tutto aumenta, la deflazione dell'Ulisse è uno dei migliori motivi per rimpiangere di non essere più adolescenti.
Questo e altro dirò alla festa per la vigilia del Bloomsday, nel mio intervento L'Ulisse di Joyce, romanzo popolare: oggi alle 18 alla libreria Il Delfino di Pavia, piazza Cavagneria 10.