Ho appena finito di rovistare nella spazzatura (pratica che, ci tengo a sottolineare, non rientra nei miei cinque hobby preferiti) alla ricerca dell’Observer di ieri perché volevo raccontarvi che a pagina 35, quando si presuppone che il lettore sia troppo stanco per protestare e forse addirittura per accorgersene, c’è l’editoriale di una tizia che si chiama Nabila Ramdani e che accusa Sarkozy di essere stato complice e fomentatore della polizia francese quando s’è macchiata di atti orribili e incivili quali multare chi calpestava l’erba dei giardini del Luxembourg o acciuffare un giovanotto che si era intrufolato in metropolitana senza biglietto. Va bene, questa Ramdani ha gioco facile a dire che il giovanotto è stato reiteratamente menato dalla polizia, ma si lascia sfuggire un dettaglio dirimente: l’articolo riferisce che sembra che il giovanotto sia stato reiteratamente menato come una notizia certa, e fa passare in luogo d’opinione il dato di fatto che il giovanotto non avesse il biglietto.
Direte: tutto questo casino per un biglietto del metrò? Tutto questo casino per 33 euri di multa a chi calpesta le sacre aiuole del Luxembourg? No, tutto questo per dimostrare che mai come questa volta le elezioni francesi hanno spaccato il capello in quattro. Da un lato, infatti, si sono trovati quelli che hanno un’idea indefettibile della legge (ossia: le aiuole non si calpestano; in metrò si fa il biglietto; e così via), e che hanno un ideale di ordine, di pragmatismo, di meritocrazia – per usare le parole stesse di Sarkozy.
E dall’altro lato? Dall’altro lato si sono trovati i sedicenti difensori della democrazia, quelli per cui se un giovanotto senza biglietto nel metrò è nero o beur bisogna lasciarlo andare, o se i poliziotti ti fischiano dietro mentre stai facendo jogging sull’erba del Luxembourg esercitano un’indebita ingerenza e usano violenza ai tuoi illimitati diritti di cittadino progressista. Per costoro, la vittoria di Sarkozy avrebbe significato la fine della democrazia in Francia, l’imposizione di uno stato di polizia, probabilmente l’inizio di uno stato di agitazione permanente nelle periferie. L’articolo di Nabila Ramdani, scritto ventiquattr’ore prima dei risultati, titolava minacciosamente: La ribellione inizierà quando verrà eletto.
Con buona pace della ribelle Ramdani e di tutti quelli come lei, Sarkozy ha vinto e da circa venticinque ore, com’è sotto gli occhi di tutti, la Francia agonizza sotto i colpi di un’atroce dittatura, nella quale a quanto si dice i poliziotti, les flics, sono giunti a sentirsi in diritto di far rimuovere delle automobili parcheggiate in divieto di sosta. Mi chiedo quanto ancora il popolo francese potrà resistere a simili abusi.
No, davvero. Quando ero andato a vedere Il Caimano, oltre a trovarlo un film ben fatto come d’altronde tutti quelli di Nanni Moretti (non un’ombra d’ironia su questa frase, ci tengo a sottolinearlo) mi era piaciuto in particolar modo il finale. Mi era piaciuto narratologicamente, intendo, con gli incendi che divampavano appiccati da una folla plagiata dal potere mediatico del Caimano, e che di fatto tentava di rovesciare con la ribellione la sentenza con la quale la giustizia ordinaria aveva condannato il medesimo (parentesi: in Inghilterra è giunta voce che Berlusconi sia stato assolto nel processo SME; se Nanni Moretti ha tempo sarei felice che mi telefonasse per confermarmi che è vero). Me ne sono ricordato vivamente ieri sera quando Sarkozy, l’uomo pericolosissimo per la democrazia, era stato democraticamente eletto da poche ore e i sostenitori della democrazia caricavano la polizia, bruciavano il tricolore francese, incendiavano motorini. Le fiamme nella notte, fotografate sul sito del Corriere, sembravano le stesse del Caimano; solo che nella circostanza erano contro il Caimano di turno, e quindi erano fiamme giuste, erano motorini immolati in difesa della democrazia, quindi niente da eccepire.
(Fra parentesi, oggi Campanellino che è tanto carina ma è un po’ comunista mi ha fatto notare che, mannaggia a me, dopo il mio Papa preferito sono riuscito a far eleggere anche il mio presidente francese preferito! Dettaglio non da poco, Campanellino ora come ora vive a Parigi e per quanto io sia sicuro che non calpesta l’erba del Luxembourg non ritengo che abbia motivo di rallegrarsi quanto me per i risultati elettorali. Le ho risposto che a quanto pare i miei poteri parapolitici funzionano soltanto sulle elezioni all’estero (Stati Uniti, Francia, Vaticano – per non parlare delle comunali in Inghilterra giovedì scorso, coi Conservatori al 40%), ma non in Italia. Oppure vuol dire che solo e soltanto in Italia le elezioni non vengono ammantate della luce dello Spirito Santo (a differenza di quello che accade in Vaticano, Francia, Inghilterra e ovviamente Stati Uniti), e che quindi l’Italia è - se non ce ne siamo accorti ancora – fuori dalla grazia del Signore. Chiusa la parentesi.)
Purtroppo l’Observer esce una volta a settimana e quindi dovrò aspettare almeno fino a domenica prossima per leggere un articolo in cui la Ramdani o chi per lei spiegherà che i tumulti a Parigi, Marsiglia, Lione, Lille, Nantes e Dio solo sa dove altro sono una sdegnata reazione spontanea all’ennesimo atto provocatorio e prevaricatore compiuto da Sarkozy, il quale ha creduto di poter vincere le elezioni pur essendo manifestamente dalla parte del torto, lui e tutti i poliziotti che vogliono far pagare il biglietto del metrò. Corollario finale vietato ai minori di anni 18: i progressisti, quando hanno un’idea, ritengono che sia necessariamente giusta esattamente come talune signorine, una volta scoperto di avere soltanto una fica, concludono indebitamente di avercela soltanto loro.
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