Voi non avete idea di quant’è incazzato il vescovo di Fulham. Manco a dirlo, ce l’ha col governo (e quindi, manco a dirlo, pur essendo colpa di Tony Blair se la vedrà Gordon Brown) perché dal primo luglio parte lo smoking ban, ossia il divieto di fumare in qualsiasi ambiente pubblico, perfino il pub. Potreste dedurne che il vescovo di Fulham è un forte fumatore; sbagliereste. Al vescovo di Fulham girano i santissimi perché lo smoking ban prevede che in ogni ambiente pubblico chiuso sia scritto in bella evidenza su tutti i muri che è vietato fumare. Anche in chiesa.
(Parentesi francese #1: stamattina Campanellino mi ha fatto sapere che, nonostante lei persista indefessa nello studio, a Parigi oggi è festa. Domando: “Per via di Sarkozy?”; aggiungo: “Se è per questo sarà festa per cinque anni”; risponde: “Stronzetto”. In realtà oggi sarebbe l’ascensione, ossia quaranta giorni da Pasqua, ma la Chiesa Cattolica festeggia alla domenica successiva. Lo stato francese, la cosa più laica che si possa immaginare, pur di contraddirla regala un giovedì libero ai suoi sudditi, pardon, elettori, insomma, ai suoi cosi.)
Voi non avete idea di quant’è incazzato John McDonnell. Per sgomberare il campo da ogni ambiguità, John McDonnell non è il vescovo di Fulham (quanto meno non ancora) ma un deputato laburista che ha deciso di salvare la democrazia candidandosi contro la leadership di Gordon Brown. Non so se sapete come funziona: Blair ha annunziato che si dimetterà il 27 giugno, pertanto il suo partito ha quaranta giorni di tempo, a partire da oggi, per trovare un sostituto. Può candidarsi chiunque abbia raccolto almeno 45 firme di colleghi parlamentari (in tutto sono 352, se non sbaglio), dopo di che ci sarebbe stata una vera e propria campagna elettorale e un voto a cui avrebbero partecipato soltanto i laburisti. John McDonnell, testualmente per amore di democrazia, aveva deciso di candidarsi contro Gordon Brown, ma questi ha sagacemente provveduto a raccogliere 308 firme tutte per sé; ne restano tutt’al più 44, e John McDonnell non potrà sfidare Gordon Brown, e Gordon Brown si candiderà da solo, e il prossimo primo ministro dell’Inghilterra sarà deciso così: votato dagli iscritti a un solo partito all’interno di una rosa di un solo candidato.
(Parentesi francese #2: da ieri mattina mi chiedo dove sia andata la macchina di Chirac, allontanandosi piano piano e vedendo progressivamente rimpicciolirsi, nello specchietto retrovisore, l’immagine di Sarkozy che fa ciao ciao con la manina.)
L’Inghilterra, come buona parte delle nazioni civili (cioè Israele) non ha una costituzione, perché non ne ha bisogno. Il potere politico è nelle mani della Regina, che fino a poco tempo fa non pagava le tasse per la semplice e ragionevole ragione che se le sarebbe pagate da sola, mettendosi nella tasca destra ciò che si sfilava dalla sinistra; la Regina può discrezionalmente nominare un primo ministro, che potrebbe anche essere il suo cagnolino o perfino Giovanni Masotti, ma la prassi è che nomini il capo del partito che ha preso più voti (dettaglio per gli insipienti: l’Italia è una repubblica e come tale si presuppone più democratica, ma il capo del partito che ha preso più voti non è Prodi): non è scritto da nessuna parte; ragion per cui non fa differenza se si diventa primo ministro con trenta milioni di voti o con le firme di trecento parlamentari. Il potere religioso è nelle mani della Regina, che per non avere noie lo subaffitta all’arcivescovo di Canterbury. L’anglicanesimo è religione di Stato (in Italia si blatera di ingerenza ecclesiastica nelle faccende statali e si spediscono proiettili in busta chiusa) e il primo ministro ha il potere di far affiggere l’avviso “Vietato Fumare” sulle colonne di tutte le chiese del Regno. Il vescovo di Fulham ha detto che è un’imposizione inaccettabile, è la goccia che fa traboccare il vaso; il Times stamattina riportava in prima pagina che Blair, non appena disoccupato, si convertirà al cattolicesimo; chissà - magari chi tanti anni fa pregava per la conversione dell’Inghilterra, sta con un po’ di ritardo iniziando a venire esaudito.
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