Ormai si pubblicano libri talmente brutti che ci sarebbe da mettersi a recensire i quotidiani, non fosse che anche i giornali ormai sono talmente brutti che ci sarebbe da rimettersi a recensire i libri. Per dire, avete visto la nuova Repubblica (the new Republic)? Basta essere stati cinque minuti in Inghilterra per accorgersi che lo schema del giornale d’approfondimento dentro il giornale di notizie è miseramente scopiazzato dalla stampa inglese; se invece si è rimasti in Inghilterra addirittura per un quarto d’ora si realizza senza fatica che il nome dell’inserto e la fascia sopra il titolo con il sommario dei contenuti sono presi pari pari dal Guardian, con la sola differenza che quello del Guardian si chiama G2, e quello di Repubblica si chiama R2. Il lancio pubblicitario di questa nuova Repubblica raddoppiata non ha purtroppo tenuto presente l’unico slogan ragionevole: Le disgrazie non vengono mai sole.
Il giornale più bello d’Italia è Il Foglio (segue a debita distanza il Guerin Sportivo, poi l’abisso vacuo). Se stamattina, invece di perdere tempo su internet, vi faceste una doccia e scendeste a comprarlo, notereste alcune cose assolutamente notevoli. Innanzitutto, in prima pagina, Andrea Marcenaro che risponde alle lunghe inchieste del Corriere sulla casta con un breve corsivo sulla prostituta. Poi Lanfranco Pace che difende il diritto di Sarkozy a ricevere millons de besitos per iscritto o dal vivo che sia. Una conferma che Il Foglio è l’unico quotidiano dadaista d’Italia arriva dall’articolo di Maurizio Crippa su Teo Teocoli, intitolato “Affanculo il palinsesto” (questo fa il paio con il “pompino risorgimentale” narrato qualche giorno fa da Mariarosa Mancuso recensendo il nuovo romanzo di Antonio Scurati). Poi tre pagine intere dedicate al nuovo libro del teologo eterodosso Vito Mancuso, lunghissima perifrasi per incastonare un breve sarcasmo su Cielle (sesta riga della seconda colonna di pagina VII); d’altra parte il fatto stesso che questo suo nuovo libro sia stato prefato dal cardinal Martini è piuttosto indicativo di quanto valga la pena leggerlo.
Particolarmente apprezzabile è la preghiera di Camillo Langone in seconda pagina: perché mi risparmia la lettura dell’ultimo romanzo di Edoardo Nesi (la vita è breve e bisogna ottimizzarla) trascrivendo la protesta che la protagonista rivolge al Papa dandogli del tu e del cazzone per invitarlo a vendere l’infinita ricchezza di palazzi e d’opere d’arte accumulata nei secoli dalla Chiesa e a darne il ricavato ai poveri. In risposta alla portavoce di Nesi, la necessità del Barocco viene perfettamente e sinteticamente spiegata da Langone e quindi scendete a comprare Il Foglio, quotidiano barocco, se non l’avete ancora fatto. Di mio aggiungo questo raccontino sul sacro spreco (Giovanni 12, 1-8): Gesù si trovava in Betania quando Maria sorella di Lazzaro gli rovesciò una libbra di olio profumato di nardo, assai prezioso, sui piedi e glieli asciugò coi capelli. Uno degli apostoli di Gesù allora protestò con parole ragionevolissime che Edoardo Nesi non avrebbe saputo esprimere meglio: “Perché quest’olio profumato non è stato venduto a trecento denari per poi darli ai poveri?”. L’apostolo era Giuda.
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