sabato 13 ottobre 2007

Vengo dopo il Piddì

Non sopporto i cori russi,
la musica finto-rock, la new-wave italiana,
il free-jazz-punk inglese.
Neanche la nera africana.
(Franco Battiato)


(“Scusi, scusi, vuole votare per le primarie del Partito Democratico?”
“Macchè, è un problema vostro.”)

La domenica, come ogni giorno meno santo, consta di ventiquattr’ore con la differenza che di domenica bisogna andare alla messa, pertanto ne restano ventitre. Poi, sinceramente, non vogliamo approfittarne per dormire un po’ di più, foss’anche se siamo abituati ad andare a letto con le galline (metaforicamente; anche se in internet circola di tutto quindi non mi stupirei altrimenti) dopo aver visto un po’ di tv già in posizione orizzontale, indipendentemente dalla febbre del sabato sera? Sottraiamo dunque altre otto ore di sonno, anzi, facciamo nove per maggior comodità, e ne restano quattordici. Che non sono mica tante: nella fattispecie, domani non c’è la serie A ma poco importa, il calciomane sa che si deve dedicare pari attenzione alla visione o all’ascolto delle partite di serie B, in particolar modo Frosinone-Bari e Modena-Cesena, ed ecco che le ore sono diventate dodici. Diventano dieci a seguito dell’obbligo di seguire l’irrinunciabile semifinale del mondiale di rugby, Sud Africa-Argentina, che capita una volta ogni quattro anni pertanto bisogna approfittarne. Dieci a voler abbondare, visto che non abbiamo tenuto presente né un abbondante colazione al bar (un’ora), né il tradizionale pranzo familiare (due ore) né la bieca pizza serale con gli amici (altre due ore). Le dieci ore vengono dimezzate a cinque. A questo punto le strade si dividono. Se si è sposati, se si hanno figli, è bene dedicare almeno un’ora alla prole e una alla moglie. Se non si è sposati, le due ore in questione vanno dedicate a qualche amichetta, se no quando al venerdì successivo ci si va a confessare si rischia di fare scena muta. Restano tre misere ore residue. Avrete un hobby, no? Magari per un’ora leggete un libro (io personalmente Le 120 giornate di Sodoma) e per un’altra ora ne scrivete uno (consiglio per gli ingenui: solitamente ci vuole più di un’ora a farlo, a meno che non siate Marco Travaglio). Oppure leggete il giornale, va’, o datevi al bricolage, riparate la vostra casa cadente, fate le pulizie, cambiate la lettiera al gatto, suonate ai citofoni degli sconosciuti e poi scappate, imbottitevi di Efferalgan che fa sempre bene, telefonate a persone che vi hanno dimenticato, fate la cacca, dite il rosario (non contemporaneamente), riscoprite vecchi maglioni ridicoli, lavate i piatti di giovedì scorso, chiedetevi perché siete al mondo e datevi una risposta che mi convinca, cercate su YouTube filmati di cui siete protagonisti a vostra insaputa, spargete la voce che non appena finite quello che state facendo (foss’anche il sindaco di Roma) andrete a far volontariato in Africa.

Resta un’ultima ora; ma spero vivamente che voi la impieghiate lavandovi con cura. Se ne deduce che per andare a votare alla primarie del Partito Democratico non è che ci sia tutto questo tempo; tanto più che, nel caso, buona parte delle ventiquattr’ore libere della domenica, pardon ventitre, andrebbero impiegate a cercare di capire chi cazz’è Mario Adinolfi.

(“Scusi, scusi, vuole votare per le primarie del Partito Democratico?”
“No, perché sono teocratico.”)

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