Diverso, del tutto diverso, è il discorso sulla Roma. Andrei cauto coi trionfalismi dopo la (bella) vittoria su un Real che ha per giunta giocato benone. L’anno scorso l’eccessivo entusiasmo per aver imbrigliato lo United all’Olimpico portò a beccarsi sette sberle all’Old Trafford. Per quanto questa sia una Roma più matura di quella sbarazzina dello scorso anno, giova non dimenticare lo spirito di Juanito. Questi, notevole ala degli anni ’80 ormai passata a dribblare le nuvole, a seguito di una vistosa sconfitta europea in trasferta (tre o quattro goal di scarto, non ricordo) dichiarò: “Novanta minuti al Bernabeu sono molto lunghi”. E lo furono: il Real rimontò il pesante passivo e passò il turno con inaudita forza d'urto. L’ultima volta che lo spirito di Juanito è stato evocato (tanto nel senso di esprit quanto nel senso di fantasma) fu esattamente due anni fa, nel febbraio
A scorno degli amici interisti che per stasera danno scontata una vittoria del Milan per 3-0 con tripletta di Kakà, temo che sia più probabile il 3-0 per l’Arsenal con tripletta di Fiori. Magari Kalac ricupererà in tempo, magari pareggeremo decentemente, magari vinceremo addirittura. Il dato di fatto è che il Milan può, fra una cosa e l’altra, permettersi di perdere. La legge dei grandi numeri previene dal vincere
Chiosa ridanciana. La lite fra Inter e Milan sulla rispettiva superiorità, piuttosto che la storia dell’uovo e della gallina (è meglio essere campioni d’Italia o d’Europa?) mi ricorda una barzelletta che sentii raccontare da Gino Bramieri. Il Milan è come l’ubriaco che prende in giro la signora imbarazzante per la sua bruttezza (non vincere qualcosa di serio dal 1965). L’Inter è come la signora brutta che rimprovera l’ubriaco di essersi ridotto ai minimi termini (distacco abissale in campionato, eliminazione in Coppa Italia, preoccupante carenza di portieri). Al che l’ubriaco risponde alla signora: “Sì, però a me domani passa”.
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