mercoledì 14 gennaio 2009

Trattato sull'intolleranza (succinto e compendioso)


Anche Voltaire a volte dorme.

(Guido Gerosa)

I

Dice che dovrei essere più tollerante: tanto più che per sette anni della mia vita ho studiato Voltaire – e quindi tolleranza di qua, tolleranza di là, tolleranza di su, tolleranza di giù. È un po’ come dire che, siccome il mio amico medico s’è specializzato in gastroenterologia, deve avere tutti i giorni la diarrea.

II
La causa scatenante è stata la faccenda degli alpinisti dispersi in Argentina. Io resto dell’idea che quando uno sfida le Ande o il Nanga Parbat o l’Everest o il Moncenisio o il Tuppetto – insomma, quando uno sfida una natura visibilmente rischiosa le conseguenze sono a suo carico, e se se ne perdono le tracce sono fatti suoi: se aveva a cuore sé e i suoi cari poteva restare a casa con loro.

III
Invece ci siamo messi in testa che possiamo arrivare dovunque e che se non ci riusciamo abbiamo il diritto di venire salvaguardati. Si tratta di un’illusione pericolosa e diseducativa: sia dal punto di vista interno, poiché ci si convince che tutti i nostri desideri più reconditi devono avere riscontro nella realtà oggettiva; sia dal punto di vista esterno, perché alla lunga si finisce per trovare giustificazione a qualsiasi atto altrui.

IV
A furia di voler salire in altura si perde di vista la distinzione fra bene e male. Sarà qualcosa che avrà a che fare con la rarefazione dell’aria, altrimenti non mi spiego nemmeno la torre di Babele.

V
La più importante distinzione fra bene e male è quella che prende in esame la gradazione dell’uno e dell’altro, ovvero quella che non mette sullo stesso piano ogni bene e soprattutto ogni male. Se si accetta l’idea che dare un euro a un barbone è bene ma che garantirgli casa e lavoro è meglio, o che firmare una tregua coi Palestinesi è bene ma convertirli al Cristianesimo è meglio. Quindi, all’inverso, dare un ceffone a un cretino molesto è male ma tagliare un braccio a un innocente è peggio.

VI
Quelli che vanno a disperdersi sulle montagne e poi pretendono di venire salvati lo fanno perché pensano che sia bene fare due passi, sia bene prendere un po’ d’aria, sia bene salire su una collina e sia bene scalare le Ande – il tutto indifferentemente. Sono come i protestanti per cui presentarsi in orario al lavoro o salvare la vita al Papa in fin dei conti è lo stesso.

VII
Ragionando a contrariis, per costoro il male è male e non esiste gradazione: farsi una sega e abortire siamo lì. Ne consegue che blaterano che la guerra è sempre male indifferentemente, quindi non distinguono fra i carri armati di Israele e i razzi di Hamas. Mediando fra due mali, danno implicitamente ragione al male peggiore.

VIII
Lo stesso atteggiamento è quello dei due porci che hanno aggredito e rapinato una disabile a Napoli, facendola morire di crepacuore. Un tempo la criminalità era guerrafondaia e cattolica: era ostile alla società e la danneggiava ma si basava sulla certezza che dopo morti tutti avrebbero dovuto rendere conto dei propri atti al Padreterno.

IX
Ne derivava un codice penale alternativo (aggredire e rapinare un uomo in salute va bene, una disabile in carrozzella no) e chi trasgrediva al diritto naturale veniva punito (ad esempio erano i carcerati stessi a provvedere all’eliminazione di pedofili e gentaglia simile).

X
Il diritto naturale si basa su due principi: che Dio giudica su bene e male; che l’uomo non deve sfidare i limiti imposti dalla natura.

XI
Oggi su bene e male giudica l’uomo, che intanto scala montagne, fiancheggia terroristi e ammazza disabili. Oggi la criminalità è protestante e pacifista: colpisce nel mucchio e vuol essere tollerata.

XII
Se non avete colto qualche passaggio del mio ragionamento, è indubbiamente colpa vostra.

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