giovedì 26 febbraio 2009

Torero, torero, olè

Qualsiasi rivista letteraria italiana dedicherebbe volentieri una ventina di pagine alla pubblicazione di racconti inediti di un giovane autore spagnolo che, quantunque negletto in patria - magari incompreso, magari osteggiato, magari sfortunato -, potrebbe un domani fare il botto e rinfacciare universalmente: "Sì, ma la prima rivista che ha voluto pubblicarmi sulla fiducia non era in Spagna, ma in Italia".

Il quadrimestrale iberico Riff Raff: revista de pensamiento y cultura, sovvenzionato dal ministero della cultura del Governo spagnolo, ha dedicato ventitre pagine del suo trentottesimo numero (autunno 2008) alla pubblicazione di tre miei racconti inediti nella sezione Pasajes, tradizionale vetrina d'anteprima per future novità editoriali. I racconti, tradotti e introdotti dall'amico storico (sia nel senso che è passato un po' di tempo da quando ci siamo conosciuti, sia nel senso che è un amico che di mestiere fa lo storico) Nacho Duque Garcia, si intitolano Un dia antes, Por Inglaterra, la Patria y la Beldad e Durmiendo la siesta (dentro y fuera). Pur essendo passato un paio di mesi dalla pubblicazione, l'ho ricevuta solo qualche giorno fa e solo allora ho potuto leggere la paginetta introduttiva di Nacho Duque Garcia, che traduco maccheronicamente:

Antonio Gurrado è nato nel sud Italia, a Santeramo in Colle, provincia di Bari, in un giorno di lutto universale. La notte prima, a New York, moriva assassinato John Lennon. E per quanto questi due avvenimenti non avessero fra loro assolutamente niente a che vedere, è certo che la traiettoria di Gurrado potrebbe perfettamente leggersi come l'intento di restituire una parte di questa genialità flemmatica e di questo cattivo sangue [spagn. "mala leche", letteralmente "cattivo latte"] prodotti muovendo dall'eleganza e dal buon gusto che da allora casualmente rimpiange la letteratura dei nostri giorni. Autore di due romanzi, Il gatto che si morde la coda (editore Schena, 2001) e 2 5 98 (editore Di Salvo, 2005), come ogni scrittore che si rispetti Gurrado è, anzitutto, un lettore insaziabile, cosa che gli frutta una sfilza di recensioni che vengono periodicamente pubblicate su testate web tanto difformi come Books Brothers, Il Sottoscritto o il blog della Gazzetta dello Sport. A questo impegno va aggiunta la sua traiettoria filosofica che lo ha portato via da Gravina in Puglia fino a Pavia, e poi a Napoli, a Modena e alla Voltaire Foundation di Oxford: come risultato di queste esperienze, di questi viaggi e delle letture obbligate che gli servivano da pretesto per ciò che ognuno può immaginare, nasce la sua tesi di dottorato, intitolata Teocrazia e monarchia ebraiche: Voltaire fra esegesi e politica, voluminoso studio sull'enciclopedista francese che, così come non poteva essere altrimenti - per il soggetto e per l'oggetto -, e così come accade in tutti gli scritti di Gurrado, è impregnato di satira raffinata e di potente ironia che si mescolano perfettamente in uno stile colto e in un'onestà ben apprezzabile in ciascuna delle sue parole. Bisogna ringraziare i testi che si fondano sull'humour, finestra critica e lucida dalla quale possiamo vedere il mondo e che, senza dubbio, faremmo male a non prendere molto sul serio.

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