martedì 10 marzo 2009

For England, Home and Beauty

Traduco il titolo per i non anglofoni: Per l’Inghilterra, la casa e la beltà. Si tratta di un verso della canzone patriottica The Death of Nelson, di Arnold (1774-1852) e Braham (1777-1856), che poi appare nel capitolo centrale dell’Ulisse di Joyce – cito: “Un marinaio con una gamba sola (…) all’altezza di Larry ORoruke, in maniche di camicia sulla soglia della bottega, ringhiò sgraziatamente: Per l’Inghilterra… Si lanciò in avanti con un brusco strattone oltrepassando Katey e Boody Dedalus, si fermò, e ringhiò: la casa e la beltà.” Ma forse è un attacco un po’ troppo vertiginoso per un discorso che in fin dei conti verte sul calcio e può riassumersi con una domandina scema: per chi bisogna tifare oggi e domani, Italia o Inghilterra?

Non è solo perché oggi sto qui e domani (fra due settimane anzi) sarò lì, e quindi non è che voglia prepararmi il terreno e assicurare un futuro a Chelsea, Arsenal e Manchester United per quando avrò a disposizione, spero, una tv inglese che sarà indubbiamente più felice di trasmettere squadre inglesi. Il problema è un altro ben più generale, e ricorda quello che venne posto a Umberto Eco da un tassista pakistano (Diario minimo, se non erro): chi sono i nemici degli Italiani? Risposta: i nemici degli Italiani, storicamente ben propensi ad accogliere gli stranieri e a lasciare che dettino legge, sono gli Italiani stessi.

Il calcio, come volevasi dimostrare. In casa c’è mio padre che è juventino quindi coi bianconeri c’è un tacito patto di non belligeranza, in Europa, per evitare tragedie familiari. La Roma mi è istintivamente simpatica perché mi sono istintivamente simpatici i suoi tifosi (e le sue tifose, quelle che conosco sono quasi tutte donne) e poi amo così tanto la città (la Lazio, notoriamente, è la squadra di Latina). L’Inter ha i suoi torti, primo fra tutti quello di essere l’Inter, ma si ritrova nell’attuale circostanza ad avere un allenatore che trovo istintivamente accattivante e a fronteggiare una squadra della quale non ne sopporto mezzo, dal gelatinoso Cristiano Ronaldo al Sir proletario Alex Ferguson.

E poi, a ben guardare, lo scorso anno agli ottavi l’Arsenal ha eliminato il Milan e il Liverpool l’Inter, mentre ai quarti lo United ha eliminato la Roma. Dovesse ripetersi quest’infelice circostanza fra oggi e domani, sarebbe un colpo per tutto il calcio italiano, e ne sancirebbe il basso livello (già automaticamente certificato dagli scudetti vinti dall’Inter) e la sua provincialità condannando non solo le tre squadre più forti ma anche tutte quelle che vengono dietro: il Milan che odia l’Inter, la Fiorentina che odia la Juve, la Lazio che odia la Roma e così via. Quindi stasera si tifa Juve, ovviamente, e domani si tifa Roma, altrettanto ovviamente. Poiché Inter e Manchester, per via del bislacco regolamento della Champions League, non possono perdere entrambe bisognerà tifare per una delle due, la meno peggio. Indovinate quale.

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Non c'entra nulla ma l'altro giorno ho assistito al nuovo primato mondiale di Messa repentina. Parrocchia dei Santi Nicola e Cecilia, domenica otto marzo, celebrante camilliano. Partenza alle 11:05. Alle 11:15 è già finita la predica (il che significa: fatti i riti d'introduzione, la liturgia della Parola - prima lettura, salmo, seconda lettura, Vangelo - e appunto l'omelia). Alle 11:28 i fedeli potevano accomodarsi ad arraffare la comunione. Alle 11:31 (e trenta secondi) il celebrante conclude così: "La messa è finita, andate in pace, buona domenica". Spiazzati dalla conclusione pseudo-televisiva, i fedeli non rispondono: "Rendiamo grazie a Dio" ma "Grazie, anche a voi". Giuro. Il tutto mentre davanti all'altare, nel giro del mesetto in cui sono stato via, era stata montata la riproduzione di una curva sulla statale, con annesso segnale di piazzola di sosta montato peraltro sul lato sbagliato della sede stradale, quello sinistro. Tralasciando l'ipotesi egocentrica che il tutto fosse stato montato al solo scopo di ricordarmi che in Inghilterra si guida al contrario, potrebbe darsi che si trattasse di un sottile riferimento al fatto che un tempo si occupava il versante sinistro della sede stradale per avere maggior agio di sguainare la spada (in guardia!) e che, nonostante la riforma civile e pacifista di Napoleone il quale impose in tutta Europa che si utilizzasse il versante destro così da rendere meno frequenti i duelli di passaggio, la Chiesa cattolica e in particolare la parrocchia dei Santi Nicola e Cecilia intende riportare in auge quanto è scritto in Matteo 10, 34: "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada". Più probabile tuttavia che si volesse ricordare ai parrocchiani che fra poco ricominciano i Gran Premi di Formula 1.

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