martedì 1 settembre 2009

Incontri ravvicinati di un certo tipo

Io mi avvilisco più di Spalletti perché dico e dico che Oxford è una città di freak, di monstra, di circhi equestri con le gabbie aperte ma non vengo creduto e anzi dileggiato. Mi rendo conto che la mia affermazione un po' forte, ossia che a Oxford tutti siano o spostati o deformi, abbia un margine di errore: infatti alcuni sono sia spostati sia deformi ma per fortuna si tratta di una percentuale limitata, di sicuro non superiore al 70%. Tale statistica è stata conseguita grazie al metodo scientifico di prendere l'autobus. Vogliamo parlare del tizio che vi è salito una camicetta rosa a fiori - e che nel momento stesso in cui provavo l'istinto di dargli tacitamente dell'inveterato frocio, del pervicace ricchione, del inquietante sodomita (inquietante la camicetta, indubbiamente più della sodomia) faceva salire con sé moglie e due figli? Non parliamone, sarei costretto a dire che ha iniziato a mangiare una mela dopo averla strofinata nell'inserto delle recensioni del Guardian. Vogliamo parlare del vecchietto che si rinviene su tutte le linee, puzzolente di alcol alle otto del mattino, che si siede sulla fila posteriore estrema del veicolo e dall'inizio alla fine della traversata guarda gli altri passeggeri e ride a crepapelle? Non parliamone, sarei costretto a dire che ne ha ben donde, che forse anzi è il più ragionevole del lotto. Vogliamo parlare del signore seduto oggi di fronte a me, con una benda da pirata sull'occhio destro? Non parliamone, se uno ha una grave menomazione è meglio rispettare la sua sofferenza; anche se a metà itinerario si scosta la benda dall'occhio destro e la ripone su quello sinistro.

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