Sul Corriere della Sera del 25 novembre Claudio Magris si inalberava con Thomas Mann, reo di non aver smesso immediatamente di scrivere il giorno in cui la radio aveva annunziato lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Più grave ancora, agli occhi di Magris, è che la madre e la figlia dello scrittore, appreso l'evento, non avessero fatto irruzione nello studio dello scrittore per trascinarlo via dalla sua scrivania. Sul Foglio di oggi difendo le due povere donne dal dovere dell'impegno e, per estensione, la letteratura.
Purtroppo sono passati decenni
dalla morte di Mann e nel frattempo abbiamo visto innumerevoli scrittori
dichiarare l’irrefragabile perdita di senso della letteratura a seguito del
Vietnam, dell’uomo sulla Luna, dell’11 settembre. Ogni rivoluzione copernicana
della storia recente diventava una scusa per non lavorare; guadagnavano le
prime pagine dei giornali radical-chic per qualche settimana e poi, scoperto
che a lungo andare il loro silenzio non faceva più chiasso, zitti zitti si
rimettevano a scrivere come se niente fosse.