Il Napoli, imbattuto capolista del campionato, rende visita alla Lazio sfrattata al Flaminio per via della ristrutturazione mondiale dell’Olimpico. L’aria è festiva, sugli spalti campeggia lo striscione “Cin cin!”, forse non immemore di Umberto Smaila e delle signorine di Colpo Grosso che allora salvavano più di un matrimonio. Il mediano Andrea Icardi riesce lì dove Lothar Matthäus aveva fallito nella finale del Mundial ’86, ossia controllare a vista Maradona acciocché tocchi soltanto palle innocenti. Pedro Troglio in compenso semina il panico tanto che Volpi – mostrando la via ai venturi cronisti di Sky che per amor di esotismo inventeranno Ssanetti e Nagatomò – si vede costretto a ribattezzarlo Troghlio, con la g dura, come se volesse dribblare ogni assonanza con la triglia. Non è tutto: Cristiano Bergodi, che per fortuna non viene diluito in Bergiodi né francesizzato in Bergodì, semina mezza difesa partenopea e tira dritto su Di Fusco; questi, dignitoso ma inadeguato sostituto di Giuliani fra i pali del Napoli, respinge corto lì dove si avventa Amarildo da Souza Amaral.
Su Quasi Rete l'anticipo arriva in anticipo per via del Triduo Pasquale. Piccola cronaca di una piccola apocalisse di fine anno (sicuramente), fine decennio (forse) e fine ciclo maradoniano (ma non è detto): Lazio-Napoli 3-0 del 30 dicembre 1989.