Il diario intimo dell'Europeo
Lunedì 18 giugno
h 20:45 Italia-Eire e
Croazia-Spagna a Pavia
A dire il vero avevo capito che avremmo perso e che sarebbe
finita ingloriosamente già di prima mattina, in un tempo dilatato che ho
trascorso alle Poste, metà in coda metà allo sportello. Dovevo incassare un
assegno speditomi dall’Inghilterra (un evento che, vi assicuro, non si verifica
spesso) e mi ero messo con tutta la santa pazienza ad aspettare il mio turno
che però non arrivava mai sia perché gli sportelli rapidi dedicati ai titolari
di carta postamat andavano più lenti degli sportelli standard, comunque onusti
di clienti sudaticci, sia perché l’impiegata principe dello sportello postamat
faceva affondare il cliente che via via serviva in un gorgo nel quale a occhio
non esistevano più un prima né un dopo ma solamente un cristallizzato attimino
di attesa. Me ne accorgo dallo sguardo di terrore che la percorre quando le
mostro l’assegno britannico, donde confusione fra sterline ed euro, incapacità
di comprendere la misteriosa identità della valuta GBP, imprecisione nel
ricopiare l’importo nonostante che le cifre restino uguali indipendentemente
dalle lingue e dalla valuta, dimenticanza della necessità di leggere la barra
della mia carta postamat prima di chiedermi di inserire il pin, addirittura un
infortunio al polso sbattuto contro lo sportello medesimo nell’atto di far passare
la carta attraverso il lettore, e poi ancora vana ricerca del modulo specifico,
imploranti richieste ai colleghi, firme per dare l’assenso all’apposizione di
altre firme, insomma un guazzabuglio tale da farmi concludere che se siamo
così, e se giochiamo così perché siamo così, allora è la rovina inevitabile. Va
detto che per la serata, in tempi non sospetti risalenti a mesi addietro, avevo
organizzato la presentazione della nuova traduzione dell’Ulisse di Joyce fatta da Enrico Terrinoni e pubblicata da Newton
Compton, scegliendo la data in quanto giorno feriale più vicino al Bloomsday (a
Pavia il venerdì è festivo, come anche il giovedì pomeriggio; non si
spiegherebbe altrimenti la ressa di studenti che fuggono su qualsiasi treno).
Una volta che è stato diramato il calendario dell’Europeo, abbiamo convenuto
che o bisognava spostare la partita o bisognava spostare la presentazione, ciò
che abbiamo fatto anticipandola all’ora dell’aperitivo. Ho così avuto modo di
usufruire di un’esperienza insperata, ossia guardare Italia-Eire con la
consulenza del traduttore dell’Ulisse
di Joyce, ossia l’unico altro ponte gettato tra le due culture oltre ovviamente
a Giovanni Trapattoni. Mentre la guardiamo – in piedi nel chiostro del bar dell’Università,
lui con una birra e io con una sprite perché non è che la mia flora batterica
sia stata ricostruita in tempo di record – emerge che il giovane Terrinoni è già
professore associato, viaggia tre giorni a settimana pur di esercitare, scrive,
traduce, pubblica e ha pure una figlia, tiene quattro corsi, ha studiato in
larga parte all’estero ed è sempre tornato in patria, lavora e non si lamenta
eppure è italiano esattamente come l’impiegata delle Poste che nel frattempo si
sarà fatta fasciare a scopo precauzionale il polso addebitando le spese mediche
all’azienda quindi allo stato quindi alle tasse quindi a me. L’Italia, questa
nazione controversa, alla fine vince e si qualifica.