Ho letto L'utilità dell'inutile di Nuccio Ordine (Bompiani) e mi sono venuti alcuni dubbi che esulano dai soliti elementi secondari che servono a confermare al lettore medio di trovarsi dalla parte giusta; un lettore più scafato, che in Ordine riconosca anzitutto l'erudito machiavellista, fra le righe del suo manifesto trova acquattato un saggio sui rapporti fra intellettuali e potenti, dove "potente" significa chi ha ingenti quantitativi di denaro e può disporne a piacimento.
Ma la cultura umanistica è stata avvantaggiata o svantaggiata dalla retorica dell'inutilità e della gratuità? Avanzo alcune questioni irresolubili ma pratiche sul Foglio in edicola oggi.