giovedì 9 gennaio 2014

E se il problema non fosse la satira? Si dà per scontato che il caso Dieudonné sia generalizzzabile e che quindi le questioni da porsi siano le seguenti: se un comico abbia diritto di deridere gli ebrei; se si abbia diritto di fare dell'umorismo sulle camere a gas; se lo Stato abbia diritto di impedire gli spettacoli di un comico; se impedirne gli spettacoli non possa risultare vantaggioso per il comico in termini di portata e diffusione delle sue battute.

Io sono invece abituato ad affrontare i casi concreti individuali perché la generalizzazione è la scappatoia del diavolo e la spersonalizzazione uccide l'uomo. Dieudonné è un comico musulmano; tracciamo quindi una storia essenziale dei rapporti fra Islam e satira. Nel 2005 dei musulmani erano scesi in piazza per protestare contro il diritto di satira perché un giornale francese aveva pubblicato alcune vignette danesi su Maometto; nel 2014 dei musulmani scendono in piazza per protestare a favore del diritto di satira perché lo Stato francese intende impedire a un ammiccante comico musulmano di inneggiare all'olocausto.

Non è che il problema è l'Islam? Dire che la questione verte sul diritto di satira è come concentrarsi sul dito che indica la mezzaluna.