La madre dei cretini è sempre incinta e ultimamente capita spesso che sia italiana. Esempio precipuo ne è la stessa giornata di oggi, 17 marzo. Qualcuno ricorderà che nel 2011 era stata istituita un'ulteriore festa nazionale - poiché non ne avevamo a sufficienza - per celebrare nella data odierna l'unificazione dell'Italia. Il governo nella fattispecie non s'era nemmeno peritato di specificare ufficialmente il motivo esatto per cui fosse stato scelto proprio il 17 marzo, limitandosi a diramare la sempre benaccetta notizia che "scuole e uffici resteranno chiusi".
(Nello stesso comunicato veniva reso noto che era stato deciso l'inserimento nel calendario delle celebrazioni ufficiali del 150° "delle tre più popolari manifestazioni del nostro paese": il Giro d'Italia, il Festival di Sanremo e, ehm, la Coppa Italia).
Dopo di che qualcuno aveva fatto notare che in Italia abbiamo più feste civili di quante feste religiose avessero nella cattolicissima Spagna di metà Seicento: e il 17 marzo, e il 25 aprile, e l'1 maggio, e il 2 giugno... Si vede che siamo patriottici però è meglio non esagerare. Allora si era deciso genialmente che il 17 marzo sarebbe stato festa nazionale solo nel 2011 ma, a partire dal 2012, sarebbe tornato a essere giorno feriale come fino al 2010.
Risultato primo: ne consegue logicamente che l'unificazione dell'Italia vada festeggiata solo a cifre tonde. Risultato secondo: dovendo scegliere di sacrificare una festa fra la liberazione, i lavoratori, la repubblica e l'Italia, l'Italia ha scelto di sacrificare l'Italia. Risultato terzo: oggi tutti noi lavoriamo ma abbiamo in mente un rovello che ci porta a controllare l'agendina dicendo fra noi e noi, come altrettanti picchiatelli: "17 marzo, 17 marzo, eppure mi ricordavo che c'era ben qualcosa il 17 marzo". Risultato quarto: essendo stato proibito dal governo di celebrare l'unificazione che lo stesso governo aveva imposto di celebrare, una buona parte degli italiani - fanno fede i manifesti delle discoteche affissi nelle varie città - oggi va a ubriacarsi per festeggiare San Patrizio, patrono d'Irlanda. Il cerchio si chiude: propongo pertanto che il 17 marzo diventi festa dell'identità nazionale italiana, che si vergogna di celebrare sé stessa ma è sempre felice di scodinzolare agli stranieri.