lunedì 19 maggio 2014

Prima che il gallo canti e il Grillo vada da Vespa, mi sento in dovere di chiarire qualcosa che ho capito solamente osservando di persona un comizio del leader pentasetllato e, ahilui, pregiudicato. Giovedì sera Grillo parlava in piazza Vittoria a Pavia e mi sono trattenuto un po' ad ascoltarlo (non troppo perché la sciatica non mi dà tregua già alla mia tenera età) così da farmi un'idea su punti che mi erano rimasti oscuri. La vera grande differenza fra Grillo e gli altri leader politici sta nella dialettica, non nella retorica. A prima vista sembra che Grillo ripeta sempre ossessivamente le stesse cose; questo però lo fanno anche Berlusconi o Renzi. Lo iato è altrove. Se sentite Renzi o Berlusconi dal vivo, ma anche se avete sentito d'Alema, Cossutta, insomma chi vi pare, balza subito all'occhio che tutti costoro, e soprattutto Renzi e Berlusconi, parlano al proprio pubblico, cercano di coinvolgerlo per mezzo di piccoli artifici oratori, soprattutto vedono chi hanno di fronte e fanno sembrare che il loro discorso sia determinato dai destinatari. Qui sta il loro talento politico. Non così Grillo, che sul palco si agita e zompa e sbraita come durante uno spettacolo, quando al pubblico bisogna offrire ciò che si aspetta di vedere, indipendentemente dalla composizione della piazza. Nonostante tutto questo parlare dell'uno vale uno e della gggente al posto della casta, è evidente che a stento Grillo riesce a considerare esseri umani le persone che stanno ad ascoltarlo; per lui sono poco più che scenografia inerme, l’encefalogramma piatto della repubblica.