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Alla penultima
giornata di campionato Milan e Napoli sono a pari punti. Sono attesi da
avversari deboli e la chiacchiera principale sui giornali riguarda la possibile
sede dello spareggio: chi vorrebbe una gara unica a Roma, chi ritiene la
capitale troppo a Sud o troppo a Nord e vorrebbe fare una doppia gara a Napoli
e Milano, col problema che sarebbe stato spinoso decidere dove giocare l’andata
e dove il ritorno e troppo rischioso far vincere lo scudetto alla squadra
sbagliata nella città ostile.
Il Napoli gioca a
Bologna e dopo un quarto d’ora già vince 3-0. Al terzo minuto Careca raccoglie
una palla all’angolo destro dell’area di rigore e la scaglia in rete da
posizione inverosimile, trasformandosi da coniglio in prestigiatore. Cinque
minuti dopo Maradona riceve palla da una rimessa laterale, s’incunea fra due impotenti
difensori e tira un pallone a effetto rasoterra che arriva esattamente nei
pochi centimetri fra il palo e le mani protese di Nello Cusin. Infine Francini
addomestica una palla a mezz’aria dopo una serie di passaggi al volo, la serve
a Careca che gliela restituisce di tacco: tiro e goal. Il resto della partita
si gioca ascoltando la radiolina.
A Verona piove. Il
Milan fa più fatica ma riesce a segnare alla mezz’ora, su punizione con Marco
Simone. A quel punto io cerco di convincere Gringo della maggior ragionevolezza
di disputare lo spareggio in gara unica, possibilmente a porte chiuse per
evitare il lancio di monetine. L’avversario lotta per la salvezza ma i suoi
tentativi sono a dir poco velleitari, come il disperato tentativo di Gritti di
colpire di testa un cross rasoterra. Nel secondo tempo Favero sgambetta Massaro
in piena area ma il Milan non ottiene il rigore: l’arbitro è Rosario Lo Bello,
siciliano, figlio del Concetto Lo Bello che nel 1973 arbitrò un altro
Verona-Milan decisivo per lo scudetto. All’epoca il Milan perse 5-3 e nacque
una nuova categoria della rossoneria, la fatal Verona. Ma la situazione è sotto
controllo e Sacchi, per chiudere la pratica, decide di mandare in campo Gullit,
assente da mesi per un ginocchio martoriato.
Nel frattempo al
Dall’Ara Marco De Marchi accorcia mollemente le distanze: Bologna 1, Napoli 3.
Sull’ala destra, al Bentegodi, Gullit salta la calvizie di Pierino Fanna e
mette al centro dove Favero, ancora lui, stende Van Basten. Sarà rigore, no?
Invece niente, Lo Bello anziché fischiare corre da Sacchi e gli mostra il
cartellino rosso. Il mister si avvia verso gli spogliatoi in una pioggia di
oggetti di ogni genere, soprattutto monetine, ironia della sorte; dev’essere
scortato dalla polizia in assetto antisommossa e resta a guardare la partita
all’imbocco del tunnel. È la prima volta che il Milan correttissimo e sublime
patisce un’espulsione in tutto il campionato. Io spiego a Gringo che per parità
di trattamento il Milan dovrebbe ottenere la vittoria a tavolino ma lui e gli
altri due se la ridono. Al 63’ Fanna batte un corner e lì salta indisturbato
Victor Hugo Sotomayor, difensore arrivato dall’Argentina fra i consueti squilli
di tromba estivi e retrocesso ben presto all’ininfluenza. Incoccia di testa la
palla che si solleva ed entra in rete scavalcando Pazzagli, che resta
accovacciato sulla linea di porta, immobile come Hegel quando – ci aveva
raccontato Borlini – morì folgorato sulla tazza del cesso. Il Milan continua ad
attaccare ma né Gullit né Van Basten riescono a superare Peruzzi, che va bene
tutto ma è pur sempre un portiere di vent’anni. In compenso, su un rinvio
difensivo rossonero, la palla rimbalza su Lo Bello che la passa di schiena a
Gritti; per fortuna non succede niente.