mercoledì 19 novembre 2014

Vito Mancuso oggi commenta su Repubblica le dichiarazioni teologiche di Umberto Veronesi (sintetizzando, Veronesi non crede in Dio perché non lo ritiene alla sua altezza) in cui il luminare scopriva l'esistenza del male nel mondo e ne deduceva l'assenza di Dio. A quest'originale argomentazione, destinata a far tremare le fondamenta di due millenni di civiltà occidentale superstiziosa e vana, Mancuso aggiunge una postilla che riporto: "Si tratta di un'esperienza peculiare del mondo occidentale formato dal cristianesimo, perché nei termini raccontati da Veronesi essa non potrebbe avvenire né nell'Islam, né nell'hinduismo e in nessun'altra tradizione religiosa. Per negare Dio tale ateismo si nutre dell'argomento del bene [eccetera eccetera]. Se Dio è del tutto buono e ci ama, e se è al contempo onnipotente, il male nel mondo non dovrebbe esistere; ma visto che il male esiste, a non esistere è il Dio buono e onnipotente di cui parla il Cristianesimo". Tutto giusto salvo il dettaglio che in un volume che gode di diffusione clandestina in alcuni settori del Cristianesimo occidentale, la Bibbia, e più precisamente in un testo che è accettato come canonico tanto dagli ebrei* quanto dai cristiani, si trova la domanda: "Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?" (Giobbe 2, 10). Che tutti gli studi di Mancuso e tutta la scienza di Veronesi pesino meno di un versetto di Giobbe è per qualche strana ragione, non facilmente spiegabile, rassicurante se non consolante.


*Quelli che non sono ancora stati uccisi per il solo fatto di essere tali.