In linea di massima, alla Fifa meglio Optì Pobà di Alì Babà. Come nomi plausibili per la successione a Blatter, qualora Platini dovesse declinare l'invito come probabilmente farà, circolano robe tipo Ali bin Hussein o Al-Fahad Al-Sabah. Ora, Blatter faceva parte di quella schiatta di burocrati rimestatori di lungo corso cui appartiene anche il presidente della Figc Tavecchio, che alla sua prima uscita pubblica su vasta scala aveva scandalizzato i benpensanti dicendo che gli acquisti esteri delle squadre di Serie A avrebbero dovuto avere un curriculum certificato e non essere degli Optì Pobà che l'anno prima mangiavano banane e l'anno dopo servono magari a creare plusvalenze opache del tutto aliene all'oggettivo valore calcistico; si era espresso in modo pittoresco e faticoso, in linea coi propri limiti, ma sui contenuti aveva ragione. Provinciale ma efficace. I due musulmani che invece vengono proposti per il ruolo di presidenti della Fifa hanno modi suadenti e globalizzati, non dicono mai una parola fuori posto, però sono del tutto estranei alla tradizione cristiana del calcio: sport che fu inventato a Cambridge a metà Ottocento e quindi va ascritto alla tradizione vittoriana (cioè anglicana) dell'istruzione tanto intellettuale quanto fisica che era stata istituita in Gran Bretagna da Thomas Arnold, alunno del Corpus Christi (Oxford) e sostenitore dell'ala moderatamente riformista della Chiesa d'Inghilterra nota come Broad Church. Non sto a dire quanto Hussein e Al-Sabah sarebbero estranei, se non ostili, all'andazzo cattolicheggiante delle sorti del calcio di cui ho già parlato più che abbondantemente altrove; mi limito a citare qualche precedente di impegno islamico nel settore. Mi limito agli omonimi. Uday Hussein, figlio del più celebre Saddam, da presidente della federcalcio irachena si distinse per imporre torture ai calciatori della nazionale; lo sceicco Fahad Al-Ahmad Al-Sabah durante i Mondiali dell'82 in Spagna scese letteralmente in campo drappeggiandosi nel proprio lenzuolo apposta per parlare con l'arbitro e fargli annullare un goal della Francia contro il Kuwait. Il goal era regolare. Il goal venne annullato. Quanto a tempi più moderni, avrete notato che i ricconi musulmani che investono fior di quattrini nelle squadre di calcio o non riescono a farle vincere (Al-Khelaifi col Paris Saint-Germain) o snaturano le società trasformandole in multinazionali senz'anima (Mansour col Manchester City) o mollano tutto all'improvviso causando più guai di quanti ne avessero trovati all'inizio (Al-Thani col Malaga). Avrete visto anche che fine ha fatto il Milan da quando è sponsorizzato dalla compagnia aerea dell'emirato di Dubai. Avrete magari saputo che in cambio di petroldollari il Real Madrid ha levato la croce che campeggiava in cima al proprio stemma. I musulmani nel calcio portano solo guai, fidatevi, quindi pensiamoci due o trecento volte prima di consegnare la Fifa nelle loro mani supponendo che non rimpiangeremo le gaffe sui mangiabanane o sulle quattro lesbiche che giocano a calcio femminile.
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