martedì 14 luglio 2015
Lo so, voi adesso state pensando che il "Benvenuto nel regno del cancro" detto a Ivan Basso sia la tipica frase spaccona e autopromozionale da texano disperato ma non rassegnato che consente a Lance Armstrong di continuare a fare ciò che meglio gli è riuscito negli ultimi vent'anni, ossia lo spaccone che si autopromuove. Per il ciclismo Armstrong è il male assoluto: i sette Tour che ha vinto barando gli sono stati revocati e sono rimasti penduli senza alcun nome nell'albo d'oro a perenne memoria e ammonimento ma questo è il meno, poiché riguardo a un'epoca di doping generalizzato e moralmente condonato gli sono state rivolte le ben più gravi accuse di associazione a delinquere e spergiuro, colpe ammesse piagnucolando sulla tv popolare; e come si potrà perdonargli il fatto che lui con tutto quel che ha combinato organizza sgambate amatoriali mentre Pantani per molto meno si trova tre metri sotto terra? Leggendo però la frase che Armstrong ha rivolto a Basso anziché irritarmi mi sono ricordato una lontana tappa del Tour - partenza da Castelsarrasin, salita a La Mongie, 16 luglio 2004 - in cui i due erano arrivati appaiati da soli e Armstrong lo aveva lasciato vincere mentre il cronista, familista e sentimentale al solito degli italiani, ricordava che la mamma di Basso aveva un tumore e che il texano l'aveva aiutata in tutti i modi in cui poteva. Questo a riprova che nessuno è completamente cattivo così come nessuno è completamente buono (non è lo stesso Basso cui davate addosso quando era stato squalificato per doping?): dettagli che si dimenticano facilmente non solo sulla tv popolare ma anche nella vita quotidiana e noiosa, per non parlare dei momenti in cui si emettono sentenze nel breve volgere di un post su facebook. So che state pensando tutt'altro e che sarà arduo giustificarmi ma il "Benvenuto nel regno del cancro" detto da Armstrong mi ha fatto venire in mente la frase del Vangelo in cui i discepoli di fronte a un cieco nato si domandano che colpa abbia per patire tanta disgrazia e Gesù risponde loro: "Non ha peccato né lui né i suoi genitori ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio".