mercoledì 5 agosto 2015
Vi spiego rapidamente come funziona il giornalismo britannico. Prendiamo il Guardian; prendiamo anche un numero vecchio (venerdì scorso) così facciamo del vintage e possiamo concentrarci sui meccanismi anziché sulla stretta attualità. Partiamo da una pagina interna, quella degli editoriali, in fondo alla quale si trova il pezzo sul dottor Palmer o meglio su Cecil, il leone ucciso in un safari facilitato dal dentista americano. Il pezzo del Guardian lo paragona a Putin (il medico, non il felino) per via della passione nel farsi fotografare con selvaggina inerte, talvolta perfino a torso nudo. Putin lo ritroviamo in prima pagina, in un articolo che riferisce della visita in Scozia di Donald Trump. Il candidato alle primarie repubblicane, visitando un campo da golf nelle Highlands, ha dichiarato che col presidente russo avrebbe rapporti più amichevoli di quelli che Obama ha saputo costruire nel suo mandato e mezzo. Dunque, per la proprietà transitiva, da un lato troviamo i cattivoni Palmer, Putin e Trump; dall'altro i buoni che per ora sono soltanto un leone e Obama. Le schiere sono destinate a rimpolparsi rapidamente. Qual è la principale accusa che viene rivolta a Donald Trump dai benpensanti? Quella di avere rivelato che gli immigrati messicani portano in larga parte delinquenza. Inaudito. Infatti cosa c'è proprio di fianco all'articolo su Trump, sempre in prima pagina? Il resoconto dell'indignazione laburista a fronte delle dichiarazioni di David Cameron; in riferimento agli assalti di immigrati a Calais, il primo ministro li aveva definiti swarm, sciame, e giù proteste perché è un linguaggio disumanizzante, e le parole sono importanti, e bisogna rispettare gli animali ma anche gli immigrati, e così la Gran Bretagna scopre di essere governata da una specie di Donald Trump meno pacchiano. Ma corriamo all'inserto G2, quello degli approfondimenti sagaci e irriverenti, dove troviamo un'intervista ai Blur il cui membro Alex James è costretto a difendersi dalle accuse dovute alla scoperta di una vecchia foto che lo ritrae, orrore degli orrori, indovinate con chi? Con David Cameron: il simil-Trump quasi-Putin che se fosse un dentista se ne andrebbe in giro per l'Africa ad ammazzare tutti i leoni e i potenziali immigrati. Aggravante: nella foto incriminata appare anche Jeremy Clarkson, anchorman di enorme successo ed ex conduttore di Top Gear, trasmissione di punta dalla quale la BBC l'ha cacciato per presunte molestie sessuali; e chi c'è a pagina tre del quotidiano? Proprio Jeremy Clarkson: una pagina intera viene dedicata al fatto che Amazon gli ha affidato - insieme ad altri due tizi che qui sembrano famosissimi ma ai miei occhi sono ignoti - la conduzione di un'altra trasmissione sulle automobili volta a rivaleggiare con Top Gear. Sdegno di fronte a un'azienda che assumendo un potenziale stupratore retroattivo, noto per le sue foto con musicisti adusi a farsi fotografare con primi ministri che vorrebbero essere Donald Putin o Vladimir Trump al solo scopo di sparare a Obama in un safari facilitato, non tiene in debito rispetto le donne. Bisogna fare come invece suggerisce Mark Haddon - autore de Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte - il quale nella rubrica "Il libro che mi ha cambiato la vita" approfitta dello spazio concessogli dal Guardian per confessare che prima di leggere negli anni '80 Spare Rib reader (sottotitolo: "100 argomenti per la liberazione delle donne") non solo era un fedelissimo fan delle comiche scollacciate di Benny Hill ma nemmeno credeva che il mondo fosse così preclusivo e violento nei confronti delle donne. Da allora però Haddon è diventato un convinto femminista, uno di quelli che - si deduce - non solo ha iniziato a guardare Top Gear solo nella nuova versione corretta e declarksonizzata ma non sparerebbe mai nemmeno a un dentista americano, anzi se gli capitasse di incontrare un leone immigrato se lo sposerebbe immediatamente.