mercoledì 7 gennaio 2009

Sarò cattivo

Sono ormai talmente vecchio che la Befana mi porta il carbonio-14.

Per questo Capodanno mi sembra non più una festa inutile, ma dannosa. Inutile per vari motivi: perché il tempo è un flusso continuo quindi non ha senso interromperlo convenzionalmente, perché l'anno scolastico e la stagione calcistica e il ciclo agricolo e tutto ciò che al mondo abbia importanza iniziano a settembre, perché l'anno liturgico era già iniziato da un mese, perché non c'è niente da festeggiare e ancor meno da sperare (tanto più in un anno inaugurato da stuoli di mussulmani col cul per aria davanti alla Madonnina e a San Petronio, un anno in cui si attende che un ulteriore mussulmano prenda possesso della Casa Bianca e in cui risuona una volta ancora la consueta retorica antibellicista e filopalestinese delle panze piene), perché detesto ballare e non mi diverto affatto se sono costretto a restare sveglio fin'oltre la mezzanotte (tant'è vero che il 31 mi sono addormentato alle 23:20, nonostante i buoni propositi di trattenermi). Dannoso perché aggiunge anni dove bisognerebbe levarli.

A Capodanno tradizionalmente ne approfitto per organizzare la nuova agendina, previdentemente acquistata entro metà dicembre (caso mai, per un qualsiasi motivo, per una riforma improvvisa, per un mio inaspettato letargo o per un cataclisma siderale l'anno nuovo iniziasse in anticipo). Scrivo i primi impegni, ricopio i compleanni (qualcuno lo elimino, qualcuno lo aggiungo), travaso i numeri di telefono superflui e alcuni di quelli indispensabili. Ricopiando ripercorro per forza l'anno precedente.

Tutto quello che uno dice o pensa o scrive durante un anno sono chiacchiere; contano i fatti. Il precipitato del mio 2008 è questo:
- a gennaio ho pubblicamente aderito alla moratoria contro l'aborto promossa dal Foglio;
- con la decisione più saggia che abbia preso in vita mia, a febbraio ho mollato Ore Piccole e mi sono dato tutto a Books Brothers, per il quale webmagazine ho fra l'altro curato la rubrica "Tutti i libri che non ho letto", in dieci comode rate da gennaio a dicembre;
- sempre a febbraio ho scritto pubblicamente a Giuliano Ferrara la lettera più affettuosa che fossi capace di indirizzare a uno sconosciuto;
- ho intensificato e rafforzato la mia collaborazione con Quasi Rete / Em Bycicleta, il blog letterario della Gazzetta dello Sport che, pur iniziata a novembre 2007, ha preso tutto un altro ritmo a partire dall'anniversario della morte di Pantani;
- a marzo ho contribuito ad organizzare la presentazione di Fuoco Amico di Abraham B. Yehoshua a Pavia, che ha di fatto dato il via alla rassegna Pavia città di lettori, curata dal Collegio Ghislieri e dalla Libreria Il Delfino;
- ad aprile, oltre a vincere le elezioni, ho inaugurato la mia collaborazione con Il Sottoscritto di Gianni Bonina;
- a giugno ho pubblicato il riassunto della mia tesi di dottorato (fortunosamente tradotto in Francese) sulla Revue Voltaire della Sorbona;
- a settembre sono state pubblicate le mie traduzioni (dall'Inglese all'Italiano) degli interventi di James Hillman, Anthony Appiah e Ivan Chvatik al Festival Filosofia di Modena;
- a novembre è stato pubblicato sul settimanale Tempi il mio intervento nel ciclo "Piazze d'Italia";
- sempre a novembre sono entrato nel comitato di redazione di Books Brothers;
- fra novembre e dicembre l'editore Bolis ha pubblicato i primi due libri per cui io abbia prestato il mio lavoro redazionale;
- il 31 dicembre con estrema gentilezza Camillo Langone ha citato una mia recensione sul Foglio.

Ho la coscienza abbastanza pulita. Mi rimorde avere un po' tralasciato la narrativa, il che non significa scrivere (ho già scritto abbastanza). Entro la fine del 2009 intendo affermarmi come autore; non per presunzione ma perché passati i 29 anni non si può continuare a scolpire montagne per partorire topolini. (Per prevenire gli impugnatori di professione, non ho detto che entro il 2009 intendo diventare lo scrittore più famoso d'Italia, né che se non vinco il Nobel faccio causa alla Svezia: ho detto che se fra trecentosessanta giorni non si verifica nel pubblico l'associazione d'idee Gurrado=scrittore, cambieranno molte cose e non necessariamente in meglio). Questo comporta l'obiettivo di farmi pubblicare a brandelli sia con saggistica sia con narrativa, di infilarmi in qualche antologia, di parlare più spesso in pubblico ex auctoritate, di curare qualche volume in prima persona, di venire magari qualche volta pagato per scrivere e di chiudere l'anno con la promessa che un mio romanzo verrà pubblicato nel 2010 . Nell'editoria, sapete, si ragiona con largo anticipo; e nella medesima editoria non conta tanto la qualità del prodotto (che guardiamoci in faccia, nel mio caso è sufficientemente alta e continuativa da costituire una certa garanzia rispetto alla media); conta per lo più la rete di contatti che s'intesse e il riverbero della propria gloria sull'illusione altrui (se volete degli esempi, ve li espongo in privato). Non è bello ma è così, quindi tutti i buoni propositi, in questo settore particolare, devono essere oltremodo cattivi.

Il 2009 è iniziato con la notizia che Riff raff ("revista de pensamiento y cultura" di Saragozza) ha pubblicato non uno non due ma tre miei racconti, tradotti in spagnolo da Nacho Duque Garcia. Non l'ho ancora per le mani ma porterà bene.

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